POS Obbligatorio: multe dal 30 giugno 2022

Stretta molto imponente per tutti coloro che sono ‘affezionati’ al contante o agli esercenti restii al pagamento in digitale. Il governo Draghi, infatti, non solo ha dato una ulteriore conferma alla multa ‘rafforzata’ per tutti coloro che rifiutano di ricevere i pagamenti in digitale ma anche di anticipare la norma. 

Andiamo a vedere di cosa si tratta. 

I migliori POS tra i quali scegliere

L’obbligo del POS scatterà dal 30 giugno 2022

Inizialmente previsto dal primo gennaio 2023, il governo Draghi, complice anche la necessità di fare cassa visti tutti gli investimenti/bonus/ristori a causa del Covid-19, ha deciso di anticipare al 30 giugno 2022 la norma che prevede l’obbligo di accettare – con relativa sanzione in caso di inadempienza – il pagamento tramite POS.

Tutto è partito dal primo decreto relativo all’attuazione del PNRR nel novembre del 2021. In quel caso, il Consiglio dei Ministri aveva deciso che con l’inizio del 2023 si sarebbe data una sterzata importante al pagamento con la carta.

Una sterzata, però, divenuta ancora più vigorosa visto che nel CdM del 13 aprile 2021 si è deciso di anticipare l’entrata in vigore della normativa già al 30 giugno 2022. 

Cosa prevede l’obbligo del POS dal 30 giugno 2022

Da giovedì 30 giugno 2022, quindi, tutti gli esercenti dovranno usare obbligatoriamente il POS, qualora un cittadino dovesse richiederlo, e potrebbero ricevere una doppia sanzione se dovessero venir meno a tale obbligo.

Soprattutto su quest’ultimo punto si è posto fine a un vuoto normativo davvero, è il caso di dirlo, all’italiana. Infatti, norme alla mano, l’obbligo del POS è già in vigore dal 2013 ma, in realtà, non sono mai state previste delle multe se un negoziante si fosse inventato qualche scusa per non accettare il pagamento con carta. Situazione paradossale a cui, pare, salvo cambiamenti dell’ultima ora, si è posto rimedio in maniera molto chiara.

Infatti la multa è di 30 euro più il 4% della transazione che è stata rifiutata. Ad esempio, se la transazione rifiutata è di 100 euro la multa sarà di 34 euro.

In tutto questo però non è stato affrontato il punto chiave della vicenda: in base a cosa si decide che l’esercente si sia rifiutato di ricevere pagamenti con la carta? Non è ancora stato deciso in maniera ufficiale, a dire il vero.

Secondo alcuni rumors pare che i casi possano essere due per verificare se ci può essere una condizione tale da effettuare una sanzione oppure no:

  1. Controllo a sorpresa da parte delle Forze dell’Ordine
  2. Quest’ultime potranno fare le opportune verifiche dopo una segnalazione da parte del cittadino, ma attenzione: segnalazione che dovrà partire dalla stessa persona a cui è stato negato il pagamento con la carta.

Il 2012, l’anno di introduzione dell’obbligo del POS

Si deve risalire all’ottobre del 2012 – governo Monti – al primo intervento ‘di sistema’ sul POS. Infatti, secondo il decreto ‘Crescita 2.0’ dell’epoca, dal primo gennaio gli esercenti avevano l’obbligo di accettare i pagamenti con bancomat. Attenzione, l’intervento si limitava solo al bancomat e non alla carta di credito.

Anche qui, un piccolo escamotage: il governo aveva approvato il decreto ma fu dato ai Ministeri dell’Economia e dello Sviluppo Economico l’incarico di rendere in maniera esplicita come questo obbligo sarebbe stato attuato. Comprensivi di eventuali sanzioni. 

Nel 2014 c’è l’obbligo del POS ma emerge la prima lacuna

Siamo a inizio 2014. Dopo il ‘boom’ dell’anno precedente del MoVimento 5 Stelle, al governo c’è Enrico Letta del Partito Democratico. A gennaio di quell’anno il Ministero dello Sviluppo Economico emanò sì il decreto, ma con un limite molto importante: l’obbligo c’era, però solo per pagamenti superiori ai 30 euro. Un modo per accontentare sia gli esercenti che le casse dello Stato. La classica mezza misura, per intenderci.

Non solo. Febbraio 2014: bisogna convertire in legge il decreto Milleproroghe dell’anno precedente. I tempi stringono e se passa anche una piccola modifica dopo non si può tornare indietro. Ebbene, tra le modifiche passate c’è stato il posticipo dell’entrata in vigore dell’obbligo del pagamento del POS. Dal primo gennaio 2014 al 30 giugno 2014. Sei mesi dopo. La motivazione è stata dettata dal fatto di consentire una più seria organizzazione a chi aveva il compito di accettare il pagamento tramite un sistema digitale.

Fino al 30 giugno 2014, le cose non sono cambiate. L’obbligo, sulla carta, è stato confermato però con una piccola postilla: l’esercente, se beccato a rifiutare il pagamento con carta, non avrebbe avuto alcuna sanzione. Semplicemente perché non era prevista. Una norma, quindi, che di fatto non aveva alcun valore. L’unico inconveniente per l’esercente? Se il consumatore non avesse avuto con sé i contanti, non avrebbe potuto fare la transazione. Quindi, l’oggetto rimaneva invenduto e il negoziante non avrebbe chiuso la vendita. Tutto qua. 

I cambiamenti nel 2015 con il governo guidato da Matteo Renzi

Alcuni cambiamenti ci sono stati nel 2015: il governo allora guidato da Matteo Renzi provò a fare alcune modifiche alla normativa. In particolare, durante la legge di bilancio dello stesso anno (quindi applicabile l’anno successivo, il 2016). Il primo cambiamento era quello più naturale: si potevano e dovevano accettare anche le carte di credito e, quindi, non solo i bancomat. Inoltre, fu deciso di ridurre a 5 euro, dai 30 iniziali, la soglia minima in cui si era obbligati ad accettare il pagamento in digitale.

Anche in questo caso, fatta la legge e trovato l’inganno. L’obbligo non avrebbe avuto valore se c’erano oggettivi problemi tecnici da risolvere. Quali sarebbero stati questi problemi tecnici? In realtà, non si è mai saputo visto che i Ministeri che avrebbero dovuto dirlo, in collaborazione con la Banca d’Italia, non sono mai intervenuti con decreti specifici in modo da chiarire una volta per tutte la questione.

La ‘forzatura’ nel 2018 con il governo Gentiloni

C’è stato, però, un periodo in cui si è addirittura forzato il sistema normativo per dare, finalmente, delle sanzioni a chi non si rifiutasse di mettersi in regola. E, quindi, dare un senso alla legge. Ci ha provato nel 2018 il governo Gentiloni attraverso un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico.

In questo decreto, si diceva che la sanzione in caso di inadempienza doveva ammontare a 30 euro. A bloccare tutto, però, questa volta è stato il Consiglio di Stato affermando che un provvedimento di questa portata doveva essere approvato con una legge e non con un decreto interministeriale. Pur, comunque, sottolineando la bontà della sanzione. 

La sanzione rafforzata con il governo Conte II

L’idea di associare ai 30 euro anche una percentuale del 4% rispetto alla transazione negata è stata del governo Conte II. Quello che aveva come partner prioritari di maggioranza il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle. La misura è datata ottobre 2019 e fu approvata con un decreto legge. Ma, anche questa volta (così come avvenne con il Milleproroghe) a ‘fregare’ è stato il passaggio tra commissione e Parlamento. Infatti, le sanzioni – che sarebbero dovute entrare in vigore il primo luglio 2020 – non hanno mai preso vita perché durante la trasformazione in legge quell’articolo è stato soppresso. Adesso, con il governo Draghi, sembra che si sia data perfino un’accelerata in tal senso. Anche se, comunque, bisogna vedere cosa cambierà effettivamente. 

Il problema delle commissioni

Negli anni in cui si è discusso di pagamento elettronico, uno degli annosi problemi non risolti riguarda quello delle commissioni. Sì, perché è vero che le commissioni stanno scendendo di volta in volta ma comunque hanno un costo per l’esercente.

Che, a sua volta, dovrà sempre rientrare di questi costi, magari anche aumentando i prezzi, come poi sta effettivamente succedendo per altri motivi.

Il limite minimo era anche dovuto al fatto che, in fin dei conti, tra tasse e commissioni addirittura l’esercente, in caso di importi troppo bassi, ci sarebbe potuto andare a perdere. 

Non mancano discussioni in tal senso per ovviare una serie di convenzioni (ad esempio, in base alla banca a cui ci si fa riferimento per il conto corrente) e di sconti per l’affitto del POS.

Si tratta di misure che devono tener conto del sistema in cui stiamo vivendo attualmente e di riuscire a prendere tutti i vantaggi che il pagamento in digitale porta con sé. A partire, ad esempio, dal fatto che il POS può accettare il pagamento in tutte le valute e quindi, il turista non deve necessariamente provvedere al cambio dei soldi, oppure non c’è il rischio di portare tanti contanti con sé e, nel caso di perdita del portafoglio o di rapine, di ammortizzare i danni derivati.

Informazioni sulla nostra Redazione

Alessio Sabatini

Appassionato da sempre di informatica, per necessità mi sono avvicinato al mondo dei pagamenti digitali ed ho deciso di scrivere articoli e guide in questo portale, così da aiutare commercianti e imprenditori a fare la scelta giusta.

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Pubblicato da Alessio il 20 Aprile 2022 alle 03:28 pm